lunedì 23 ottobre 2017

Il problema non sono le donne – il caso Asia Argento, #quellavoltache e altre storie.


Questa volta parliamo di cose serie. 

Sapete che evito di adottare toni polemici e seri, anche quando ce ne sarebbe il bisogno; sapete che raramente affronto discussioni di attualità e di carattere socio-culturali, che mi schiero apertamente su dibattiti di interesse comune. Insomma, lo sapete meglio di me che farmi portavoce di opinioni che vanno oltre l'ultimo album di Ghemon e simili non fa proprio per me. Questa volta, però, farò un'eccezione. Perché voglio parlare di un argomento che mi sta molto a cuore, ovvero la dignità della donna. 

Mi avete chiesto quale fosse la mio posizione sul caso Asia Argento e Harvey Weistein – come se ci fosse bisogno di specificare la proprio posizione a riguardo, ma purtroppo nel 2017, e soprattutto in Italia, siamo ancora a questo punto, ma ci arriviamo dopo. Mi avete domandato perché non ho supportato l'iniziativa #quellavoltache. Insomma, mi avete chiesto di espormi su tutto questo casino mediatico che rivede un'altra volta le donne sotto i riflettori del giudizio. E oggi lo faccio, col solito ritardo che mi contraddistingue – perché ahimè avevo una tesi di laurea da preparare, ma anche questa è un'altra storia.


Prima di tutto: io sto con Asia Argento. Sto con lei in quanto donna che ha subito degli abusi, delle molestie che si è portata dentro, in silenzio, per anni, fino ad oggi, quando ha deciso di confessare quel passato e, invece di trovare supporto (indovinate?), ha avuto in cambio solo insulti. Allora, perdonatemi in francesismi che seguiranno in questo post MA A ME CERTE COSE MI FANNO INCAZZARE COME UNA BELVA. 

Prima di tutto: cosa cazzo ne sapete voi? Chi siete voi per giudicare quando e come una donna possa considerarsi vittima di una molestia? Che ne sapete voi di cosa vuol dire subire delle violenze e dover stare zitta? Chi cazzo siete voi per decidere quanto tempo deve trascorrere dal fatto alla denuncia pubblica prima che il reato non sia più considerato tale? Se io denuncio uno stupro oggi o fra dieci anni, questo cambia la gravità della violenza? Non credo proprio. E chi cazzo siete voi per decidere se una donna può o meno essere vittima di una violenza? E secondo quali criteri una donna è più vittima di un'altra? Eh, ditemelo, forza. Perché Asia Argento no, ma Cara Delevingne sì? Perché "Asia è figlia di papà, l'ha fatto per salvarsi la carriera, perché è una tossica, si faceva comprare la cocaina" e molte altre belle cose che ho letto online. Un attimo: ma voi lo sapete che alcune donne subiscono molestie, violenze e negano l'evidenza? O, meglio, il loro cervello innesca dei meccanismi di evasione dalla realtà, di negazione e chissà quant'altro che ci vuole del tempo prima che la vittima accetti consapevolmente ciò che le è successo. Quindi, indovinate un po', non è così facile denunciare – che significa accettare-rielaborare-rivivere-esternare-comunicare-eccetera – una qualunque violenza. E (sorpresa!) non siamo tutti uguali. Ammiro chi ha scritto IO AVREI DENUNCIATO SUBITOOOO: bravi, davvero, ma non reagiamo tutti allo stesso modo, purtroppo o per fortuna. Inoltre, vorrei ricordare che al secolo Asia Argento aveva poco più di vent'anni. Insomma, non so voi, ma io a vent'anni non capivo un cazzo, avrei potuto rovinarmi la vita senza accorgermene a vent'anni. Inoltre, questo non giustifica che un uomo – che al tempo aveva più di quarant'anni – possa approfittarsi di una ragazza che sogna di fare l'attrice. Provate a indovinare: chi ha sbagliato, la ragazza di vent'anni che non capisce un cazzo della vita e vive solo in funzione del suo sogno di diventare un'attrice di successo o il quarantenne di successo, pezzo grosso di Hollywood, che invece sa molto bene come funziona la vita e la testa di una ragazzina? 

Ma, sapete cosa mi fa incazzare davvero? Peggio degli uomini che giudicano e attaccano una donna, solo le donne che giudicano e attaccano un'altra donna. Amiche, qui si tocca il fondo. Sapete, un uomo è uomo, non sa cosa vuol dire essere una preda sessuale in ogni attimo della propria vita, non ha la figa tra le gambe, non rischia lo stupro ogni volta che esce la sera o i giudizi degli altri per la lunghezza della gonna, no. Ma le donne sì, lo sanno bene, eppure riescono ad azzerare ogni livello di empatia, riescono a essere più malefiche, cattive, ignoranti e spietate di un uomo quando si tratta di violenze sulle donne. Dov'è la sorellanza? Dov'è il supporto tra donne quando serve? Tutte ad ascoltare Beyoncé, ma appena una donna mette a nudo le proprie debolezze, i propri sbagli o ha il coraggio di raccontarsi siamo subito pronte a puntare il dito. Mi fate schifo.

Spero di essere stata chiara.


Per quanto riguarda la questione #quellavoltache, hashtag nato con lo scopo di raccogliere, condividere e divulgare i racconti di centinaia di donne e uomini che hanno subito molestie, violenze, discriminazioni e maltrattamenti. A riguardo, vorrei raccontare due fatti che mi sono accaduti.

Primo. Qualche anno fa stavo andando da un mio amico, che abitava a circa quindici-venti minuti a piedi da casa mia. Era tardo pomeriggio, molta gente ancora per strada, insomma, una situazione più che sicura. Cammino, incrocio un tipo che mi guarda. Ok, tutto regolare. Poco dopo mi accorgo che questo tipo era tornato sui suoi passi e mi stava seguendo. Cammino e continuo a sentirlo lì, dietro di me, alle mie spalle. No panico, c'è gente, c'è ancora un po' di luce, pensavo. Cammino e lui sempre lì. Arrivo a un semaforo e, approfittando della folla che si mescola, riesco a capovolgere la situazione: adesso sono io alle sue spalle. Lui rallenta, si guarda intorno e capisco che mi sta cercando. Si gira, mi vede, si ferma. Io continua a camminare, lo supero ed eccolo lì, che riprende a camminare alle mie spalle. A quel punto mi fermo, mi giro e lo guardo. Tiro fuori la mia faccia da "che cazzo vuoi stronzo", anche se dentro di me vorrei morire. Prendo in mano il cellulare e, senza staccare gli occhio dai suoi, chiamo il mio amico dicendogli di venirmi incontro. Riattacco e riprendo a camminare. Il tipo scompare, del mio amico nemmeno l'ombra e quando arrivo da lui tutto quello che sa dirmi è "eh, ma anche te, con questa minigonna che ti aspetti?" ridendo. 

Secondo. Sempre qualche anno fa e sempre mentre andavo a casa dello stesso mio amico di prima, sono stata importunata da un uomo sbronzo alla fermata dell'autobus. Me ne stavo lì, mentre quell'uomo sulla quarantina mi urlava contro parole incomprensibili, puzzava di alcol e mi veniva sempre più vicino. Ogni suo passo verso di me mi facevano indietreggiare. Inutile sottolineare che i presenti alla fermata non facevano nulla per aiutarmi. Lui avanzava, io indietreggiavo, lui avanzava, io indietreggiavo finché non vado a sbattere contro una ragazza. Il tipo chiede, in un verso viscerale sgrammaticato, se quella fosse una mia amica. Io devo aver avuto davvero una faccia disperata se quella ragazza, guardando i miei occhi sbarrati, deve avermi preso sottobraccio e risposto "sì, siamo amiche e adesso la porto via". La ringrazio all'infinito. Saliamo sull'autobus insieme, ma purtroppo anche l'uomo sale con noi e continua a guardarmi e a dirmi frasi incomprensibili. Temendo di ritrovarmi a scendere alla stessa fermata con lui, da sola, di sera, in una strada buia, decido di chiamare il mio amico. Ma non ho soldi nel cellulare. A quel punto, la mia salvatrice (di cui dovrei ancora ricordarmi il nome, Benedetta) mi offre il suo per fare la chiamata. Fortunatamente l'uomo scende prima di me e io arrivo sana e salva a casa del mio amico – che sminuisce l'accaduto con un eh, vabbè, succede. 


Appurato che forse ho degli amici di merda, ho scelto questi due casi perché hanno due punti chiave. Il primo: il giudizio degli altri

Si potrebbe dire che "oltre il danno, la beffa". Non solo passi dei brutti momenti, alcuni che ti segneranno per sempre, facendoti sentire sbagliata, umiliata, ferita, continuamente in pericolo e chi più ne ha più ne metta, non solo, insomma, tutta le merda del caso, ma poi ti becchi pure il giudizio degli altri. Gli altri, questa entità anonima, pronta a criticare e a elargire giudizi, sono sempre lì, pronti a farti sentire colpevole dei tuoi stessi errori. E non parliamo di un messaggio inviato al tipo stronzo che ti farà di nuovo piacere, no, parliamo di violenze, stupri, molestie. E invece no, loro troveranno sempre il pelo nell'uovo per dirti che "è colpa tua, te la sei cercata". Uno stupro? Una violenza? Una molestia? Una discriminazione sul lavoro? È colpa mia se sono nata donna? Se volevo mettermi una gonna per stare bene con me stessa e, sì, essere figa? È colpa mia se ho dato confidenza a un tipo in un locale e questo si è sentito giustificato a molestarmi, nonostante io dicessi no? 
Amiche, indovinate? Sì, è colpa nostra. Non importa la gravità del reato, della violenza, non importa chi ci abbia ferito e come, non importa come ci sentiamo e (sorpresa!) non importa che noi lo denunciamo oppure no, la colpa sarà sempre nostra. 

Sapete che vi dico? Che a me avete proprio rotto il cazzo. In questi giorni ho letto di tutto sul caso Asia Argento, roba a sbattere la testa contro lo schermo del computer e sperare di dimenticare tutto. Ho letto commenti, opinioni, insulti e frecciatine non velate che mi hanno fatto orrore, mi hanno fatto salire la nausea e, soprattutto, mi hanno fatto capire che la donna, la sua dignità, sarà sempre in pericolo. 

Non so perché, forse per qualche strana coincidenza cosmica noi donne siamo destinate a essere temute, criticate, incomprese e screditate; qualunque cosa ci succeda, sarà sempre colpa nostra, perché siamo delle fattucchiere pericolose con loschi doppi fini e perfino uno stupro non può essere condannato perché, per qualche contorto ragionamento, sarà accaduto per nostro volere. 'Sti cazzi. Che la gente pensa cosa vuole, ma io sono stufa di dover leggere ogni volta delle baggianate sulle donne. 

Il problema è la mentalità della gente, che giudica prima di contare fino a dieci e capire che quello che sta pensando è pura merda. È l'assenza di empatia e, soprattutto, di comprensione. Una violenza non è un abito su cui possiamo avere dei giudizi personali. Una violenza è un fatto oggettivo, punto. Non c'è bisogno della vostra opinione per capire e decidere se è sbagliata oppure no. Una violenza è un attacco diretta alla persona, alla sua dignità, alla sua privacy, al suo corpo, a quello che vi pare, ma è un reato e come tale va condannato. Con le vostre opinioni di dubbio gusto, dettate da non so quali carenze affettive e di autostima, ci puliamo il culo ai nostri cani. 

Quando una donna è vittima di violenza, il vostro commento "eh, ma forse se l'è cercato" non serve a nulla, è inutile come Repetto negli 883. Anzi, vi dico di più: è deleterio. È benzina sul fuoco, è alimentare una mentalità comune che non vede l'ora di avere l'occasione per dire quanto le donne fanno schifo. State zitti, tutti. Se non potete capire, non potete immedesimarvi in una persona che ha subito delle violenze, se il vostro cervello è talmente piccolo da non comprendere cosa vuol dire essere vittima di molestie, vi prego, state zitti. 

Vi faccio un esempio pratico: se alla notizia di una donna molestata, la vostra reazione è "Ma come era vestita? Ma con quella minigonna se l'è cercata...", oltre a non capire un cazzo, voi state giustificando la violenza. State spostando il focus del fatto accaduto dalla gravità della violenza alla colpa della vittima; dal reale colpevole che ha effettivamente commesso tale abuso alla donna che lo avrebbe causato. Giuro, io sto facendo una fatica pazzesca per capire quale cazzo di meccanismo si innesca nella vostra mente per farvi arrivare a simili conclusioni. Non ci riesco, mi spiace. In ogni caso, in ogni situazione, in un qualunque universo parallelo in cui vi troviate, la vittima è vittima. Non c'è nessuna logica che possa supportare un'alternativo punto di vista, la vittima è chi subisce la violenza. E se voi, invece, dubitate anche solo per un attimo della sua credibilità, allora, mi dispiace, ma non capite un cazzo e siete voi ad avere dei problemi.

Quel che è peggio è che la vostra ottusità, la vostra ignoranza causano omertà e la paura di parlare apertamente di simili violenze. Ho letto di ragazze che per anni si sono portate dentro il segreto di una molestia, di una discriminazione e, perfino, di uno stupro. Se un'acclamata e potente attrice hollywoodiana ha avuto paura a denunciare il suo persecutore per anni, come pensate si possa sentire una giovane ragazza qualunque a dover mettere a nudo il proprio dramma. E pensate che i vostri squallidi commenti, le vostre opinioni inutili, i vostri giudizi affrettati, e il clima di terrore che creano, possano aiutarla. Rispondetevi da soli. 


Infine, col secondo caso, volevo sollevare un altro punto: il supporto tra di noi

Nella mia breve esperienza che vi ho raccontato, ciò che ricordo di più non è lo stronzo ubriaco che mi importunava, ma la ragazza che mi ha aiutata. Mentre tutti fingevano disinteresse, ignorandomi in un momento in cui forse avrei avuto bisogno di aiuto, lei si è fatta avanti e mi ha salvata. Ecco, amici, ricordiamoci anche delle cose buone, diamo valore alle piccolezze che fanno la differenza. Perché la vita è una merda, le violenze, le molestie e quant'altro ci saranno sempre, ma quando qualcuno ci aiuta e ci ricorda che ehi! forse non tutto è da buttare, facciamoci caso. 

In momenti bui come questi dobbiamo stare vicini, supportarci, capirci, aiutarci e condividere le nostre esperienze. È giusto denunciare e raccontare la merda di cui siamo vittime, ma nel mentre, ricordiamoci di chi ci supporta e ci sta vicino, diamo un briciolo di fiducia e speranza al genere umano. Diamo valore anche ai piccoli momenti di solidarietà, non diamoli per scontato e, soprattutto, divulghiamoli come faremmo con un pettegolezzo. Perché se è vero che ogni piccolo commento su Facebook che mina la dignità e credibilità della donna alimenta una contorta mentalità comune, è vero anche che ogni piccolo gesto di solidarietà alimenterà una rete di supporto tra tutti noi – uomini inclusi, sia chiaro. 



Infine, ci ho pensato molto se scrivere o no questo post, soprattutto perché pensavo di essere ormai in ritardo sul boom mediatico della notizia. Poi ho pensato: ehi, ma la violenza sulle donne, o la violenza in generale, non è uno scoop da sbattere in prima pagina, non deve dipendere dalle dinamiche di settimanalizzazione delle news. Non è un argomento hot che oggi è sui quotidiani di tutto il mondo e fra sette giorni già ce ne siamo dimenticati. No, è sempre il momento giusto per parlare delle donne e dovremmo farlo più spesso. 


Cecilia

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